17 Dicembre 2021

Collaborazione tra donne, a scuola di gratitudine

di Giulia Bezzi - CEO di SeoSpirito e Founder Progetto Le ROSA

Quando avevo 16 anni, avevo pochissime amiche: il motivo? Uno. Avevo paura della cattiveria che percepivo nel gruppo femminile, c’era sempre un’una contro tutte, un pettegolezzo, non un commento costruttivo. Crescendo non è andata meglio, nel mio primo luogo di lavoro la Capa, come la chiamavo io, era così gelosa delle sue colleghe brave che per loro prevedeva solo simpatici compiti terribili. Ne avrei tanti di aneddoti e, se lo chiedete a una donna, ne troverete quanti ne volete. 

Le cose, però, stanno cambiando, moltissime aziende lavorano più alle soft skill che alle hard skill, proprio per spogliarci di tutte le bassezze di cui noi essere umani, uomini e donne, siamo capaci di avere. In particolare, per chi volesse provare, vi consiglio di andare a scuola di gratitudine.

Con il mio team abbiamo appena iniziato, era veramente necessario, prima che per loro per me: siamo distanti, ovviamente diverse, sempre collegate da uno schermo e non lavoriamo solo per noi, siamo un network di risorse. 

Ma come stiamo lavorando? Abbiamo una tutor che ci allena, perché è una questione di cambiamento di abitudini importante e abbiamo dei compiti e una mission da perseguire: consolidare un team che si fidi del team e che sappia risolvere le criticità senza spezzarsi.

La prima lezione ci ha lasciate tutte a bocca aperta: ci siamo ritrovate a comprendere che non siamo poi così grate come pensiamo di essere, che verso noi stesse non siamo capaci di essere grate e che spesso potremmo esserlo di più. 

Sapere che è grazie alla tua collega che tu stai facendo o meno qualcosa che ti piace, significa dimenticarsi anche “di quella volta che…”.

Sapere che è grazie al rimprovero di una tua superiore che tu sei diventata veramente esperta di qualcosa, fa smarrire la stizza, facendoci capire che non era verso noi stesse, ma nei confronti di un compito mal gestito. È totalmente diverso.

Sapere che è grazie alla nostra riconoscenza verso quelle che siamo e facciamo, ci pone in una condizione di serenità e lucidità incredibile nei confronti degli altri e, di conseguenza, del team e delle nostre colleghe.

No, non sono cavolate, è un esercizio costante, e se vogliamo complesso, proprio perché richiede allenamento riuscire a spogliarsi delle sensazioni negative che abbiamo nei confronti degli altri e imparare a vederci per come siamo, tornando a stimarci

La competitività che viviamo da sempre, perché ai vertici ci sono sempre troppe poche donne, ci mette l’una contro l’altra e ci acceca dalla realtà che è molto semplice: il posto in alto è sempre poco, ma chi è in alto non potrà che essere grato a chi è gerarchicamente al di sotto, perché senza non potrebbe stare lì. Sono ruoli diversi, ma non meno importanti, ogni componente di un team è importante tanto quanto il leader. Entrambe dovremmo essere riconoscenti l’un l’altra perché contribuiamo insieme alla nostra mission e, insieme, dobbiamo contribuire a un ambiente produttivo e sano. 

E se ce ne rendiamo tutte conto, a tutti i livelli, il risultato sarà solamente uno: un avanzamento di obiettivi sereno, sincero, concreto e costante. 

Noi continueremo tutto l’anno ad andare a scuola di gratitudine, io ve la consiglio vivamente, se siete in un team a prevalenza femminile, ma, anche, se vedete che ci sono forti irrisolti nel vostro team di lavoro misto o maschile che sia. E sono qui per darvi tutte le informazioni del caso.

Le rosa