24 Novembre 2015

La Stabilità di Don Abbondio

di Riccardo Girotto

 

La fine dell’anno fomenta la trepidante attesa della Legge di Stabilità nel suo testo definitivo … Paese strano il nostro, dove nel mese di dicembre vengono emanate le novità che andranno ad incidere l’anno successivo, condizionate però nella loro applicazione da decreti attuativi e circolari applicative, così da poterne comprendere la bontà solamente ad esercizio in corso.

Non ricordo, negli ultimi lustri, un momento in cui le aziende abbiano potuto redigere un budget preciso per l’anno venturo, in tempi utili a stilare un’attendibile programmazione gestionale.

Le prime letture della Stabilità per il 2016 offrono alcuni spunti comunque. Ad esempio la conferma degli incentivi sulle assunzioni a tempo indeterminato toglie alle aziende ogni dubbio circa i tempi di assunzione: è necessario assumere entro il 31 dicembre 2015.

Sì, perché il motivo più appetibile per assumere a tempo indeterminato, l’agevolazione, viene svilito dall’imponente riduzione temporale, da 36 a 24 mesi, ed economica, da € 8.060,00 a € 3.250,00 annui prevista per il 2016. Non paragonabile negli effetti a quella più nota in applicazione fino a fine anno, la nuova agevolazione pare apprezzabile solo perché l’unica possibile. Sempre meno interessante sembrerà quindi il rapporto di lavoro “comune”, tanto caro al Legislatore.

Altro che Stabilità, la situazione pare stabile come un vaso di terracotta che viaggia in mezzo a tanti vasi di ferro.

Non si può quindi parlare di agevolazione strutturale, nemmeno tecnicamente in quanto limitata al 2016, posto che la forte riduzione dell’ammontare determinerà effetti occupazionali, sostanziali o formali, ben lontani da quelli del 2015. Per il resto le caratteristiche dell’intervento dal punto di vista operativo ricalcheranno quelle conosciute, tanto che la mia personale curiosità si concentra sulla capacità dell’Inps di perseverare nel considerare “nuove assunzioni” le trasformazioni dei rapporti, fregandosene bellamente del dettato normativo.

Probabile che maggiore Stabilità sarà invece offerta dalla nuova detassazione, pronta risposta alle richieste bipartisan di riproporre un sistema abile ad erogare al dipendente qualche euro in più, giocando sulla leva fiscale.

L’impianto, vincolato al secondo livello di contrattazione, rinfresca le già note procedure di detassazione, con il limite soggettivo di percezione (€ 2.000,00) e di reddito di riferimento per l’anno precedente (€ 50.000,00). Prima facie, l’estensione del reddito di riferimento consente di coinvolgere una fetta davvero nutrita di percettori e non può che stimolare apprezzamento, unitamente alla possibile estensione del limite soggettivo a € 2.500,00, qualora l’azienda intenda coinvolgere il lavoratore nell’organizzazione del lavoro.

La bontà della misura però potrà concretizzarsi solamente se gli importi detassati rappresenteranno nuove erogazioni rispetto alle retribuzioni correnti, laddove invece si ridurranno a mere tassazioni agevolate di importi che comunque si sarebbero dovuti erogare, non potrà accogliersi con grande favore.

Personalmente ritengo che il volano per la buona detassazione sia proprio legato allo stimolo contrattuale, gli accordi decentrati sono oramai una necessità insuperabile, la flessibilità richiesta dai mercati impone la creazione di regole rispondenti alle caratteristiche tipiche di ogni azienda.

Insomma, la buona detassazione potrà stimolare l’autostima del vaso di terracotta, ma non potrà di certo assicurarne l’incolumità durante il viaggio in mezzo a tanti vasi di ferro.

 

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