19 Gennaio 2018

Proposte di lettura da parte di un bibliofilo cronico

di Andrea Valiotto
I mostri di Hitler

Eric Kurlander

Mondadori

Prezzo – 30,00

Pagine – 612


L’attrazione del nazismo per le scienze occulte ha richiamato da sempre l’interesse degli storici e degli studiosi del Terzo Reich, i quali hanno scorto nell’«immaginario soprannaturale» una delle chiavi
per spiegare l’ascesa, la popolarità e la peculiarità del regime hitleriano. Ma perché proprio in Germania, e  non negli altri paesi europei, il pensiero soprannaturale trovò un’adeguata espressione politica e ideologica? Perché l’esoterismo, il paganesimo, l’astrologia, il paranormale o le teorie pseudoscientifiche come la «teoria del ghiaccio cosmico» ebbero così grande successo presso il popolo tedesco? Per quale motivo nemmeno i vertici del partito – da Himmler a Goebbels allo stesso Hitler – ne rimasero immuni, ma anzi operarono al fine di ridefinire e riorganizzare la scienza e la religione tedesche? Per Eric Kurlander la risposta a queste domande va trovata nella volontà della leadership nazista di conquistare il consenso popolare non solo attraverso la propaganda, il controllo dei media, la creazione di miti e leggende di una supposta tradizione nordica a sostegno di una nuova comunità su base etnica o razziale, ma anche mediante la manipolazione delle coscienze. E questo allo scopo di attuare i due capisaldi dell’ideologia nazista: la conquista dello «spazio vitale» e la distruzione del giudeobolscevismo, in altre parole la guerra all’Est e lo sterminio degli ebrei d’Europa. Ecco allora un Terzo Reich popolato di veggenti, maghi, sensitivi e rabdomanti, spesso in lotta fra loro per accattivarsi le simpatie del potere; di ciarlatani che setacciano il paese alla ricerca delle prove dell’esistenza di un’ancestrale patria tedesca; di pseudoscienziati impegnati a diffondere dottrine prive di ogni fondamento scientifico, a mettere a punto le armi miracolose che avrebbero assicurato la vittoria finale o a condurre orribili esperimenti sulle «cavie umane» prigioniere nei campi di sterminio. Un mondo soprannaturale fatto di magie, folclore, rune, lupi mannari, streghe e vampiri. Un mondo di demoni, che, come scrisse Carl Gustav Jung, seppero suggestionare e portare alla catastrofe un popolo smarrito. Frutto di lunghi anni di ricerche condotte su un’impressionante mole di documenti rinvenuti negli archivi tedeschi, I mostri di Hitler affronta un argomento cruciale per la comprensione del Terzo Reich scavando nel cuore più oscuro della Germania nazista.

 

Bambole di pietra. La leggenda delle Dolomite

Paolo Martini

Neri Pozza

Prezzo – 12,50

Prezzo – 128


Nella seconda metà del XVIII secolo Déodat de Dolomieu, geologo e viaggiatore,  filosofo e pittore, valente conversatore e seduttore, si avventura nella regione  delle  Alpi, senza servitù e con qualche pregiata bottiglia di vino e una non modica quantità di caffè nel nécessaire. Viaggia per quasi un mese, spesso a piedi, tra montagne fatte di «pietre calcaree luminose, biancastre e grigiastre». È incantato a tal punto da quella roccia da portarsene dietro più di un frammento che, una volta tornato in Francia, spedisce all’amico Théodore-Nicolas De Saussure. Nel 1792  Saussure battezza quel tipo di roccia dolomia, in onore dell’amico. Nella prima metà del secolo successivo l’intera catena di monti fatta di quelle pietre calcaree viene  chiamata Dolomiti.
Così comincia la «leggenda» di quelle magnifiche montagne affiorate, come per  magia, dal fondo del mare 250 milioni di anni fa. Una leggenda che risale appunto  alle scoperte dei geologi viaggiatori di fine Settecento e inizio Ottocento, prosegue  con le prime avventure degli alpinisti, si muta in una vera e propria «dolomitologia»  a opera di numerosi scrittori e giornalisti, e vacilla inevitabilmente quando emergono gli interessi turistici, in primo luogo lo sci, l’hotellerie di lusso e i riti delle  vacanze-intrattenimento.
Bambole di pietra narra la storia di questa leggenda attraverso un racconto  avvincente in cui sfilano in prima persona tanti protagonisti, dall’eroe italiano  Cesare Battisti a quello tirolese Andreas Hofer, dallo scienziato Dolomieu al mito  alpinistico di casa Reinhold Messner, dallo scrittore Dino Buzzati al cineasta Luis Trenker.

 

Ragione & sentimento

Stefania Bertola

Einaudi

Prezzo – 12,00

Pagine – 232


Proprio come nel Surrey a fine Settecento, anche a Torino nel 2014 un padre muore all’improvviso lasciando la moglie e tre figlie nei guai. Ed eccole lí, Maria Cristina, Eleonora, Marianna, Margherita: da un giorno all’altro accerchiate dai problemi e in balía di molte forze. Intorno a loro si muove il mondo, con le sorprese, l’allegria, l’inganno. La ragione e il sentimento. Perché quella è una delle grandi battaglie che ci tocca combattere nella vita. Da sempre e per sempre. È per questo motivo che tra tutti i romanzi di Jane Austen Ragione e sentimento è quello piú adatto a essere periodicamente riscritto, e Stefania Bertola l’ha fatto in modo irresistibile, con l’umorismo e la maestria che le conosciamo da sempre, scagliandolo dentro il tempo e i secoli che passano.

 

Le stanze dell’addio

Yari Selvetella

Bompiani

Prezzo – 15,00

Pagine – 192


”Io ho ricominciato a lavorare. In altri luoghi scrivo, succhio gamberi, respiro foglie balsamiche, faccio l’amore, ma una parte di me è qui, sempre qui, impigliata a un fil di ferro o a una paura mai vinta, inchiodata per sempre: il puzzo di brodaglia del carrello del vitto, quello pungente dei disinfettanti, il bip del segnalatore del fine-flebo, la porta che si chiude alle mie spalle quando termina l’ora della visita.”
Così si sente chi di noi vive l’esperienza di una perdita incolmabile: impigliato, inchiodato. Dalle pagine di questo libro affiora il volto vivissimo di una giovane donna, Giovanna De Angelis, madre di tre figli e di molti libri, editor di professione, che si ammala e muore. Il suo compagno la cerca, con la speranza irragionevole degli innamorati, attraverso le stanze – dell’ospedale, della casa, dei ricordi – fino a perdersi. Solo un ragazzo non si sottrae alla fratellanza profonda cui ogni dolore ci chiama e come un Caronte buono gli tende una mano verso la vita che continua a scorrere, che ci chiama in avanti, pronta a rinascere sul ciglio dell’assenza.
Yari Selvetella dà voce a un addio che sembra continuamente sfuggire al tentativo di essere pronunciato, come Moby Dick nel fondo del mare, e scrive un kaddish laicissimo eppure pervaso del mistero che ci unisce a coloro che abbiamo amato. Attraverso il labirinto al neon degli ospedali, le stanze chiuse del lutto, il filo tracciato da una penna sul foglio bianco è ancora di salvezza, celebrazione commossa della forza vitale delle parole.

 

Fer-de-Lance

Rex Stout

Beat edizioni

Prezzo – 9,00

Pagine – 288


Fer-de-Lance apparve per la prima volta nel 1934. È il primo romanzo della serie, l’opera che annunciò al mondo la leggenda di Nero Wolfe e dei suoi compagni d’avventure: Archie, Fritz, Panzer e Cramer. Wolfe, l’investigatore dall’alto tenore di vita, amante delle orchidee e della buona tavola, si trova nel romanzo alle prese con l’omicidio di un giovane immigrato italiano, Carlo Maffei. Alcuni indizi sembrano collegare questo delitto con l’assassinio di un certo Barstow, il presidente dell’Holland College, un uomo influente con una moglie pazza, un figlio geloso e una figlia bellissima. Ma quando Nero Wolfe riceve il pericoloso dono di un velenosissimo serpente, sa che per l’assassino le ore sono contate.