28 Giugno 2019

Proposte di lettura da parte di un bibliofilo cronico

di Andrea Valiotto

Marco Albeltaro

Laterza

Prezzo – 18,00

Pagine – 160

Sono le 22,00 del 29 luglio 1900. Siamo a Monza e il re Umberto I sta salendo in carrozza dopo aver premiato i ginnasti della società “Forti e liberi”. Ad aspettarlo c’è il revolver di Gaetano Bresci, l’anarchico venuto dall’America. Pochi istanti dopo l’Italia intera entrerà in una nuova epoca. Un anarchico, un re e un cocchiere. Tre persone che non hanno nulla in comune; tre vite diverse che si incontrano la sera del 29 luglio 1900 a Monza. Uno spara, uno muore, l’altro osserva. Tre voci, tre punti di vista per raccontare un giorno come tanti che ha visto il primo di una serie di omicidi politici che avrebbero costellato i decenni a venire. Gaetano Bresci, l’anarchico, è un operaio figlio di contadini, un emigrato in New Jersey, un uomo ora radicato negli USA ma capace di lasciare tutto e attraversare l’Atlantico per vendicare gli oppressi dalle violenze del sovrano. Un uomo comune che con il suo atto dirompente diventa un mito destinato a sopravvivere per decenni. Il re è Umberto I, ‘re buono’ perché abolisce la pena di morte, ma anche ‘re mitraglia’ perché sostiene le cannonate di Bava Beccaris durante i moti popolari a Milano. La politica, gli stili di vita, le condizioni culturali, sociali ed economiche dei due uomini, Umberto I e Gaetano Bresci, diventano così il pretesto per raccontare un’epoca con le sue tensioni e le sue contraddizioni. E, infine, c’è il terzo protagonista: il cocchiere. Una figura marginale e fino a oggi trascurata eppure centrale nella scena del delitto. Un osservatore particolare: invidia e non sopporta il re con il suo snobismo e i suoi eccessi, ma non capisce e nemmeno si accorge di tutta la tensione sociale che attraversa il Paese. In questo giorno si chiude per l’Italia l’Ottocento, secolo della nascita della nazione e dello stato unitario, e comincia a prendere forma il Novecento, secolo delle masse.

 

L’aula vuota

Ernesto Galli della Loggia

Marsilio

Prezzo – 18,00

Pagine – 288

Grazie non poco alla sua scuola – in particolare grazie alle sue maestre che per prime affrontarono l’ignoranza nazionale – l’Italia del Novecento, partita da condizioni miserabili, arrivò a essere tra le principali economie del mondo. Ma oggi quella stessa scuola è lo specchio del declino del paese. Abbandonata dalla politica con la scusa dell’«autonomia», essa appare sempre più dominata dal conformismo intellettuale, da un’inconcludente smania di novità e da un burocratismo soffocante che ne stanno decretando la definitiva irrilevanza sociale. Ernesto Galli della Loggia cerca di comprenderne le ragioni sullo sfondo della nostra storia indagando le origini e l’impatto, deludente quando non distruttivo, che hanno avuto le riforme succedutesi negli ultimi decenni e smontando le interpretazioni più convenzionali su cosa fecero o dissero veramente personaggi chiave come Giovanni Gentile e don Lorenzo Milani. Chi l’ha detto che cambiare sia sempre meglio di conservare? E che la prima cosa sia necessariamente di sinistra e la seconda di destra? Il libro mette sotto accusa i miti culturali responsabili della crisi attuale: l’immagine a tutti i costi negativa dell’autorità, l’obbligo assegnato alla scuola di adeguarsi a ciò che piace e vuole la società (dal digitale al disprezzo per il passato), la preferenza del «saper fare» sul sapere in quanto tale, la didattica «attiva» e di gruppo. Altrettanti ideologismi che sono serviti a oscurare il ruolo dell’insegnante, la misteriosa capacità che dovrebbe essere la sua di trasmettere la conoscenza e con essa di assicurare un futuro al nostro passato.

 

Un’eterna domenica

Robert Lukins

Neri Pozza

Prezzo – 16,00

Pagine – 192

Inghilterra, 1962. Nelle prime ore del giorno di Santo Stefano, il diciassettenne Radford e suo zio si avventurano fuori Londra a bordo di un’auto. Varcato il confine di contea con lo Shropshire, dopo aver attraversato solitari campi e colline innevate, la vettura si arresta nel cortile di un vecchio maniero. «Goodwin Manor» è il nome dell’isolata magione, come recita lo sbiadito cartello verde che penzola sulla pietra della sua goffa facciata. Ma, giù al paese, tutti la conoscono come la «Casa». Lo zio scarica in tutta fretta il nipote e, dopo avergli dato una breve strizzata alla spalla, corre a rimettersi alla guida, per svanire poi in un baleno in fondo al viale. A Radford non resta che afferrare i manici della sua valigia e varcare l’ingresso della Casa, ignaro e spaventato da quello che lo attende oltre quelle mura. La Casa, un incrocio tra un collegio e una prigione, sembra essere stata ricavata dalle viscere dei salotti di innumerevoli zie, tutta tappeti su tappeti e generazioni di carta da parati. È un posto per ragazzi «incappati nei guai», un luogo dove il tempo pare disancorato dal vasto mondo, un’isola di naufraghi che la tempesta ha spinto su quella spiaggia. A Goodwin Manor, Radford stringe subito amicizia con West, «un folletto vivacissimo che sorride troppo e si passa le mani tra i capelli con gesti gravidi di un sapere segreto», e con l’enigmatico Teddy, il direttore dell’istituto,capace di offrire a quel giovane inquieto una fragile pace, mentre, fuori dalle mura dell’edificio, infuria la peggiore tempesta di neve mai registrata da tre secoli a quella parte. A vegliare sui ragazzi, oltre a Teddy, ci sono pochi altri adulti: Manny, che tiene lezioni di elettronica e la cuoca Lilly. Radford scoprirà presto che nella Casa sono i ragazzi a prendersi cura l’uno dell’altro, un compito che le loro famiglie e la legge stessa non sono state in grado di assolvere. Ma sarà abbastanza, questo senso di comunione, quando la tragedia, all’improvviso, irromperà nelle loro vite, stravolgendo ogni cosa? Acuto e doloroso come L’attimo fuggente, Un’eterna domenica è un indimenticabile romanzo di formazione sulla spietatezza dell’adolescenza e la mutevole natura dell’amicizia.

 

Marie la strabica

Georges Simenon

Adelphi

Prezzo – 18,00

Pagine – 181

Sylvie ha diciassette anni ed è bella, procace, impudica; ha un seno magnifico, che eccita gli uomini, e prova piacere «a guardarselo, ad afferrarlo a piene mani». Marie, che ha un anno più di lei, è brutta e strabica, timida e spaurita; a scuola le compagne «le giravano alla larga, dicevano che aveva il malocchio». Da piccole, Sylvie le prometteva: «Quando sarò ricca ti prenderò come cameriera, e ogni mattina mi pettinerai». Eppure, di quello che passa per la testa di Sylvie, che adora e disprezza al tempo stesso, Marie intuisce tutto. Sa perché si spoglia davanti alla finestra aperta con la luce accesa, e sa anche che è lei a provocare il suicidio di Louis, il ragazzo ritardato ed epilettico che si aggira di sera nel giardino della pensioncina dove entrambe lavorano. Priva di scrupoli, ferocemente determinata a fuggire quella povertà che le fa orrore, Sylvie lascia la provincia e parte alla conquista di Parigi. Marie, che appartiene alla razza delle creature «segnate dalla malasorte», la segue nella capitale, ma si rassegna all’esistenza mediocre a cui è destinata. Quando, molti anni dopo, le due donne si rincontreranno, sarà Sylvie ad aver bisogno dell’aiuto di Marie, e questa sembrerà assecondarla con la succube arrendevolezza di sempre. Ma forse, questa volta, con il segreto proposito di rovesciare i ruoli: chi sarà, allora, la serva, e chi la padrona?

 

Il pianto dell’alba

Maurizio de Giovanni

Einaudi

Prezzo – 19,00

Pagine – 280

Tutto il dolore del mondo, è questo che la vita ha riservato a Ricciardi. Almeno fino a un anno fa. Poi, a dispetto del buonsenso e delle paure, un pezzo di felicità lo ha preso al volo pure lui. Solo che il destino non prevede sconti per chi è condannato dalla nascita a dare compassione ricevendo in cambio sofferenza, e non è dunque su un omicidio qualsiasi che il commissario si trova a indagare nel torrido luglio del 1934. Il morto è l’uomo che per poco non gli ha tolto la speranza di un futuro; il principale sospettato, una donna che lo ha desiderato, e lo desidera ancora, con passione inesauribile. Cosí, prima di scoprire in modo definitivo se davanti a sé, ad attenderlo, c’è una notte perenne o se ogni giorno arriverà l’alba con le sue promesse, deve ancora una volta, piú che mai, affrontare il male. E tentare di ricomporre, per quanto è possibile, ciò che altri hanno spezzato.