27 Ottobre 2016

Nel sistema dei fondi il rischio maggiore è … fondersi il cervello

di Roberto Lucarini

 

Siamo oramai abituati a muoverci, sul terreno professionale, tra un’infinità di fondi previdenziali e sanitari; un mare che si muove, almeno sul piano amministrativo, senza un specifico ordine. Mi spiego: nel mare vero è proprio le onde, come tutti sanno, vanno di norma in una direzione… Ecco, nel mare dei fondi le onde vanno dove gli pare e in tutte le direzioni. Una metafora marina, ma che rende l’idea di dove, giornalmente, si trova a navigare chi bazzica questi enti.

Il welfare, senza dubbio, è una bella cosa; il prendersi cura delle future pensioni dei lavoratori, o il soccorrerli in alcune loro spese sanitarie, è importante. Non sono qui, pertanto, a contestare tali scelte; sono qui, invece, a contestare come queste sono state messe in atto. D’altronde, nel sistema Italia, troppo spesso funziona il detto “tra il dire ed il fare c’è di mezzo il mare” (scusate il costante riferimento al mare, sarà forse perchè vivo proprio sulla sua riva …).

Vengo ora al dunque del problema, che forse non si pone all’azienda che ha un solo Ccnl di riferimento, ma che certo fa sospirare (termine “morbido” che uso al fine di evitarne un altro a rischio censura) chi lavora negli studi professionali. Provare per credere …

In sostanza il concetto è questo. Come tutti sappiamo da noi esistono un numero spropositato di contratti nazionali di lavoro (a quanti sarà applicato quello delle guardie ai fuochi?). Per ciascuno, of course, è stato creato il relativo fondo pensione e quello sanitario. E fin qui, anche se dissento, poco male; che si arrangino un po’ tra loro. Ma il bello viene quando un poveretto di trova a dover gestire, per conto di clienti che applicano differenti Ccnl, le regole di tali fondi; qui si apre una voragine, entro la quale potete trovare di tutto:

  • ciascun fondo ha il proprio sito, cui per accedere dovrete chiedere specifiche credenziali;
  • ciascun fondo ha una propria procedura di registrazione o di invio dati periodici, che ovviamente non è mai uguale a quella di un altro fondo (nemmeno per sbaglio sono riusciti a somigliarsi);
  • le scadenze sono mensili o trimestrali, a seconda dei gusti.

Una vera babilonia, insomma, dove il caos amministrativo regna sovrano.

Ma come è possibile aver creato un sistema tanto incasinato?

I più maliziosi spiegano la cosa con la seguente equazione: tanti fondi = tanti consiglieri di amministrazione. Seppur a pensar male si faccia peccato, ma talora ci si azzecchi (illustre frase presa in prestito e assai efficace), non è questo il punto, anche se la massa di denaro messa in movimento è davvero molto desiderabile; la questione è invece molto più ampia e deriva dalla miriade di contratti nazionali di cui dicevamo.

Poniamo pure che sia irrinunciabile un simile frazionamento contrattuale, cosa della quale, personalmente, non sono affatto convinto. Almeno a livello previdenziale e di assistenza sanitaria, non si potevano creare fondi di comparto, ad esempio industria, terziario, commercio e settore primario? Pochi ma forti e, soprattutto, più chiari per gli operatori nella loro gestione periodica. Una chimera; forse …

E poi tutti quei nomi e quelle sigle: Byblos, Fonchim, Prevedi, Sanarti, Altea … tanto per dirne qualcuno. Eh già … siamo pieni anche di sigle; ma questa è un’altra storia. Magari ne riparleremo.

 

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