12 Aprile 2022

La normalità degli eroi

di Riccardo Girotto

Avendo lavorato per anni con ragazzi adolescenti, mi stupisco quotidianamente di quanto sia difficile per un ragazzo dalla forte etica, dalla marcata educazione e rispettoso delle regole, emergere nell’attuale contesto sociale. La cronaca è zeppa di eventi poco edificanti, che hanno subito un’impennata proprio in quest’ultimo biennio di complessa gestione della collettività. Il messaggio che sembra passare è che il disagio adolescenziale rappresenta la normalità.

I ragazzi che non cavalcano l’eccesso o la violazione delle regole sembrano isolati, eppure, ne sono convinto, sono la maggioranza. La maggioranza silenziosa che dovrebbe essere mediaticamente enfatizzata.

Sulla stessa lunghezza d’onda, occupandomi da un po’ di anni di rapporti di lavoro, non mi stupisco per nulla delle difficoltà incontrate dalle aziende modello nel far apprezzare all’esterno un pregio per nulla eccezionale: quello di agire, semplicemente, nel rispetto delle regole. Un pregio che pare ovvio, eppure risulta eroico, passando sottotraccia.

Mi sto convincendo sempre più che l’aspetto da correggere risieda nei sistemi di comunicazione.

Posto che un intervento ricco di critiche incrementa la popolarità, ma impoverisce l’autore, provo a spingere la trattazione verso le prospettive d’uscita dall’omertà che opprime le azioni positive. In ambito aziendale la soluzione meno innovativa a questa anomalia, a mio parere, è anche la più efficace e si identifica nella concentrazione delle azioni di intelligence preventive alle attività di verifica sulla concretezza dell’azione afflittiva, piuttosto che verso settori specifici dove sparare nel mucchio.

Si pensi alla L. 199/2016 sul caporalato, peraltro nemmeno la prima sul tema, iniziativa dalla forte spinta comunicativa, che avrebbe dovuto restituire dignità al lavoro, ma che nel concreto ha prodotto un effetto assolutamente piatto. Ancora, si assuma ora la grottesca storia della cooperativa M & G: autorizzata, revocata e nuovamente autorizzata all’intermediazione, tra infiniti scaricabarile da parte degli enti preposti alla vigilanza, medio tempore sotterrando la libera concorrenza e lo scioglimento di rapporti di lavoro diretti e concretamente genuini. La tardiva sentenza del Tribunale di Bologna rappresenta un malinconico provvedimento, che soffoca sul nascere l’esultanza degli interessati, a causa di un recinto chiuso quando i buoi sono oramai altrove.

L’incapacità di un’azione pregnante si desume anche tra le righe di un condivisibile, negli intenti, protocollo operativo tra la Procura della Repubblica di Milano e l’Inps del 22 marzo 2002; nato per efficientare l’azione di contrasto dei fenomeni di illegalità economica, ma che in realtà si sviluppa nei confronti tra la Procura e l’ufficio Crisi d’impresa e procedure concorsuali dell’Inps. Monitorare la situazione al momento della crisi e dell’insolvenza non assiste certo la speranza del recupero dei crediti omessi o evasi, magari di proposito, tanto più se consideriamo fattori di falcidia quali i gradi di privilegio e il recente sostegno legislativo al cram down in ottica trattazione per le aziende morose.

Abbiamo a disposizione la forma, ma, a fronte di una sostanza totalmente evanescente, insistiamo nel refresh della forma stessa.

Da sempre non sono le iniziative a mancare, sono le pratiche attuative che si perdono in una proceduralizzazione impalpabile, che, veicolata da tempi biblici, soddisfa la pendenza dell’illecito e penalizza i tempi produttivi dell’irreprensibile. Non può passare questo messaggio; troppe volte, non solo nel mondo del lavoro, l’impunità ha rappresentato uno stimolo all’agire illecitamente.

Sarebbe bellissimo divulgare le buone pratiche, promuovere le aziende corrette, premiare le condotte genuine; non tanto nominativamente, la correttezza è virtù diffusa prevalentemente tra gli umili, semplicemente pubblicando i dati dell’economia sana, al fine di stimolare la contaminazione. Ad esempio, rendere noti i dati delle ispezioni indicando come importi riscossi solo quelli davvero incassati o, ancora, elevando nei settori critici la condotta delle aziende modello che concorrono con quelle volutamente insolventi. L’esempio è sempre il miglior driver per la diffusione dei messaggi positivi.

Gli adolescenti di oggi si accingono a scalare la parete del mercato del lavoro: dobbiamo offrire la spinta necessaria tramite messaggi positivi, affinché la regolarità sia contagiosa e la repressione dell’illecito diventi impietosa. La comunicazione positiva aiuterà i ragazzi virtuosi di oggi a diventare gli imprenditori virtuosi del futuro.

Bertold Brecht sostenne “beato quel popolo che non ha bisogno di eroi”. A noi non servono gli eroi, ci bastano le brave persone.

 

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