2 Ottobre 2025

Intelligenza Artificiale e professioni intellettuali: l’obbligo di trasparenza verso il cliente

di Gaia Viani Scarica in PDF

Con l’approvazione della Legge n. 132/2025, l’Italia si è dotata della prima Legge quadro nazionale sull’intelligenza artificiale, in armonia con il Regolamento (UE) 2024/1689 – il c.d. AI Act, che fissa regole comuni a livello europeo.

La normativa nazionale integra e specifica tali principi, incidendo in modo diretto su settori strategici e, tra questi, sul mondo delle professioni intellettuali.

Il cuore della disciplina per avvocati, notai, consulenti del lavoro e commercialisti è rappresentato dall’art. 13, che introduce 2 pilastri:

  1. la prevalenza del lavoro intellettuale umano;
  2. l’obbligo di trasparenza nei confronti del cliente sull’uso di sistemi di AI.

 

Prevalenza del lavoro intellettuale umano

Il Legislatore chiarisce che l’impiego di strumenti di Intelligenza Artificiale da parte dei professionisti è ammesso solo per «attività strumentali e di supporto», restando esclusa qualsiasi possibilità di sostituire il giudizio critico e l’attività principale del prestatore d’opera.

Per commercialisti e consulenti del lavoro, l’impatto della nuova normativa è particolarmente significativo. L’intelligenza artificiale potrà essere impiegata per velocizzare attività di natura tecnica e ripetitiva, come l’elaborazione di calcoli contributivi e fiscali, la gestione di scadenze, l’analisi di grandi volumi di dati contabili o l’individuazione di anomalie nei bilanci. Rimane però chiaro che la consulenza strategica al cliente, l’interpretazione delle norme tributarie o previdenziali e la valutazione delle soluzioni più idonee restano prerogative insostituibili del professionista. In altre parole, l’AI si configura come un supporto operativo capace di incrementare l’efficienza dello studio, ma non può sostituire il giudizio critico e la responsabilità personale che caratterizzano l’attività intellettuale del consulente e del commercialista.

 

L’obbligo di informativa al cliente

Il vero elemento innovativo dell’art. 13 è l’obbligo per il professionista di comunicare al cliente l’uso di sistemi di AI nello svolgimento dell’incarico. Tale informativa deve essere resa in modo «chiaro, semplice ed esaustivo», così da rafforzare la fiducia e la consapevolezza del cliente.

In concreto, ciò implica che la documentazione contrattuale – lettere di incarico, mandati professionali, procure – dovrà essere aggiornata per includere specifiche informazioni, tra cui:

  • se lo studio utilizzerà sistemi di AI di ricerca, generativi o predittivi;
  • la tipologia di strumenti adottati e la loro provenienza (interni o forniti da terzi);
  • le misure di sicurezza per garantire la riservatezza e la protezione dei dati del cliente;
  • la conferma che ogni elaborazione automatizzata sarà sempre sottoposta a verifica e supervisione umana.

Questa previsione si innesta su doveri già esistenti di trasparenza, competenza e correttezza informativa, sanciti, ad esempio, dal Codice deontologico forense e dai principi di lealtà professionale vigenti per le altre categorie ordinistiche.

 

Opportunità e criticità applicative

La previsione normativa rappresenta un passo avanti importante nella regolamentazione delle nuove tecnologie, ma pone anche alcune questioni applicative.

  • Uniformità delle informative: l’assenza di modelli standard potrebbe generare prassi difformi tra studi professionali.
  • Perimetro dell’uso consentito: non sempre sarà agevole distinguere tra attività “strumentali” e attività che incidono sul cuore della prestazione professionale.
  • Responsabilità del professionista: eventuali errori o imprecisioni derivanti da sistemi di AI non attenuano la responsabilità personale del professionista, che resta piena e diretta.

Al tempo stesso, la norma offre l’opportunità di rafforzare il rapporto fiduciario con il cliente: una comunicazione trasparente sull’uso di tecnologie avanzate può diventare un elemento di distinzione professionale e di qualità del servizio.

 

Conclusioni

L’art. 13, Legge n. 132/2025, segna un punto di equilibrio tra innovazione tecnologica e tutela della funzione intellettuale del professionista. Se, da un lato, apre all’utilizzo dell’AI come strumento di supporto, dall’altro ribadisce che la responsabilità critica e decisionale resta insostituibilmente umana.

Per i professionisti, l’adeguamento non sarà soltanto tecnologico, ma soprattutto deontologico e contrattuale: la trasparenza sull’uso dell’AI dovrà tradursi in clausole precise nei mandati e nelle lettere di incarico, garantendo al cliente conoscenza e fiducia.

L’Intelligenza Artificiale può diventare un alleato prezioso, ma solo se gestita con rigore, chiarezza e rispetto del rapporto fiduciario che costituisce l’essenza stessa delle professioni intellettuali.

Consulenza del lavoro innovativa: l’utilizzo professionale dell’AI e le competenze digitali