8 Settembre 2020

Decreto Agosto, disconnessione mia non ti conosco

di Marco Frisoni

Oramai è un dato di fatto, pienamente assodato, che, a seguito dell’avvento dell’emergenza epidemiologica da COVID-19, viviamo tempi critici nel corso dei quali la realtà, sovente, supera di gran lunga la fantasia più ardita.

Tutto ciò, non solo in virtù del drammatico scenario sanitario che stiamo ancora vivendo, con annesso lockdown, che ora appare come un brutto incubo dimenticato e che, in realtà, mostrava degli aspetti quasi surreali (città deserte, traffico inesistente, etc.), e che ricorda alcuni inquietanti episodi cinematografici, peraltro già richiamati (come sempre a sproposito) da chi scrive in un precedente blog (ci si riferisce ad “Andromeda”, opera di Robert Wise del 1971, tratta dal romanzo di Michael Crichton, e a “Virus letale”, film del 1995 diretto da Wolfgang Petersen, con parata di attori di prim’ordine, Dustin Hoffman su tutti, entrambi sforzi di immaginazione sulla tematica del contagio e che, tuttavia, incredibilmente oggi appaiono una sorta di anticipazione di ciò che, in concreto, il coronavirus produce ai giorni nostri), quanto, piuttosto, nell’ambito della pratica professionale, per vicende normative che neppure una mente oramai abituata a fronteggiare qualunque situazione come quella del consulente del lavoro poteva predire.

In effetti, complice la situazione obiettivamente emergenziale, non ci siamo fatti mancare nulla in termini di incontrollata proliferazione normativa, inarrestabile turbinio di prassi amministrativa di ogni ordine e grado, comunicati stampa, dirette via social media spesso celebrative e autoreferenziali, tellurici annunci di mirabolanti provvedimenti risolutivi di ogni problema del Paese, accordi raggiunti “salvo intese” (????), semplificazioni a destra e manca, scadenze tassative per i pagamenti delle integrazioni salariali, Decreti battezzati, di volta in volta, in maniera quanto meno singolare (Cura Italia, Rilancio, Liquidità, spesso con esiti in esatta antitesi con dette incaute intitolazioni), immaginifici Stati generali dell’economia nostrana con tanto di kermesse aperta a soli plenipotenziari e maggiorenti e, infine, almeno per ora, l’ultima chicca, la ciliegina sulla torta, rappresentata dal c.d. Decreto Agosto (D.L. 104/2020).

Ebbene, quali sono le caratteristiche salienti di codesto provvedimento per meritare una collocazione adeguata fra le bizzarrie alle quali stiamo assistendo basiti da più di 6 mesi?

In prima battuta, si deve apprezzare il fatto, non scontato, che il provvedimento annunciato per il mese di Agosto, in effetti, è approdato nella Gazzetta Ufficiale il 14 agosto 2020, evitando dunque di replicare il sinistro precedente del (fu) Decreto Aprile, diventato poi, quasi fulminato sulla via per Damasco, Decreto Rilancio, ma entrato in vigore solo dal 19 maggio 2020 (con ben 266 articoli e relativi allegati in bella mostra).

Il Decreto Agosto, peraltro, come da tradizione oramai consolidata, si presenta ben robusto (115 articoli, oltre a congrui allegati) e con contenuti assortiti che transitano dal rifinanziamento degli ammortizzatori sociali, passando per il prolungamento (temporalmente dinamico) del divieto di licenziamento collettivo e/o per giustificato motivo oggettivo e presentando, come sempre accade in questi casi, norme disomogenee, spesso pittoresche e non sempre caratterizzate da urgenza tale da meritare l’inserimento in Decreto Legge.

In verità, l’acme raggiunto dal Decreto Agosto risiede nella data di entrata in vigore, ovvero il 15 agosto 2020, che, stando al calendario comune (salvo “intese”), ancora oggi è individuato come Ferragosto, per molti italiani giornata ricca di significati religiosi e, in ogni caso, tradizionalmente dedicata al meritato riposo estivo.

E, allora, ricollegandoci alle premesse, l’epoca del COVID-19 ha imposto una rivisitazione di simili certezze soprattutto per i consulenti del lavoro, oramai sfiancati da settimane e mesi di lavoro ininterrotto, festivi e domenicali compresi, giungendo, probabilmente, a un punto di non ritorno, in quanto, invece che dilettarsi con un minimo di meritato riposo (nonostante la consapevolezza che sarebbero state vacanze certamente diverse dal solito), il suddetto professionista si è dovuto ineluttabilmente addentrare nei meandri del D.L. 104/2020, al fine di fornire tempestive soluzioni ai propri clienti (e, forse, una risposta esistenziale, a sé stessi, in aderenza perfetta e certosina allo stile surreale a suo tempo introdotto dall’inarrivabile Gigi Marzullo).

Non solo; si dibatte molto del diritto alla disconnessione (sacrosanto) delle lavoratrici e dei lavoratori, tornato di notevole attualità a seguito della necessitata diffusione dello (pseudo) smart working emergenziale, per evitare che, in realtà, attraverso le nuove tecnologie agli stessi venga, nei fatti, richiesta una prestazione lavorativa permanente, dimenticando tuttavia (come giustamente ricordato e lamentato dalla Presidente del Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro Marina Calderone) che lo stesso beneficio dovrebbe essere riconosciuto anche ai professionisti, che, nonostante tutto, sono pur sempre dei lavoratori, ancorché autonomi.

Vista la genesi cronologica e temporale del D.L. 104/2020, si deve ritenere rimandata tale discussione a tempi migliori (che certamente arriveranno), tuttavia, nel frattempo, per il consulente del lavoro il motto (o il tormentone) estivo non potrà che essere, purtroppo, il seguente: Decreto Agosto, disconnessione mia non ti conosco!!

 

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